Pagina:Memorie storiche di Arona e del suo castello.djvu/75


e del suo castello - libro secondo 61

ma san Carlo vedendo quanto tale insubordinazione fosse nociva alla loro salute spirituale, li aggregò nella prima visita alla diocesi di Milano, ed alla regione di Angera con placito di Gregorio XIII ritenuto però il rito romano che si :praticava dall’abbazìa1.

Mentre il santo Arcivescovo da una parte poneva ogni cura per la salute spirituale, e per il decoro temporale della sua patria, dall’altra il suo fratello conte Federico gli faceva eco, e nell’anno 1560 tentò col maggiore impegno di far erigere un vescovado in Arona, e di nobilitarla col titolo di città; ed avendo a questi generosi tentativi annuito il Pontefice Pio IV ed il cardinale Giovanni Antonio Morone vescovo di Novara, che si era dimostrato pronto a smembrare alcune terre dalla sua giurisdizione per unirle al nuovo vescovado, le medesime terre si opposero a così pia disposizione; che rimase senza effetto 2.

La difficoltà dei tempi nei quali visse quest’uomo veramente grande, le moltiplici operazioni assuntesi, i fortissimi contrasti che sostenne: per la riforma della chiesa Milanese, i disagi che provò per la peste che desolò Milano, e gran parte di quel vasto ducato , ed il troppo breve corso della preziosa di lui vita stata abbreviata dalle immense fatiche sostenute per il bene del suo gregge, gli impedirono che potesse eseguire il nobile già esternato disegno di illustrare la patria, ciò che mandò poi ad effetto il di lui nipote cardinale Federico Borromeo, secondo padre e benefattore di questo paese. Due giorni prima della sua morte trovavasi il santo arcivescovo in Arona reduce da Varallo alla visita di quel sacro monte, e poi da Ascona,

  1. Abasilica Petri a pag. 76, lib. I.
  2. Domenico Macagno ed Abasilica Petri succitato.