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e del suo castello - libro secondo | 59 |
Di Milano li 26 di gennaro 1576. Tutto vostro Il Cardinale di santa Prassede al reverendo prevosto di Besozzo vicario foraneo nostro carissimo.»
Come si era concertato, vennero nel giorno nove febbraio successivo i corpi de’ suddetti santi dal Padre Tullio Rachelli recati a Milano, e riposti nella chiesa del collegio di Brera, ove san Carlo li riconobbe, e ne ha fatto stendere istromento dal notaio vescovile Giovanni Battista Oldone; quindi furono segretamente trasportati alla chiesa di san Sempliciano, da dove nel giorno undici dello stesso mese vennero solennemente trasferiti alla chiesa vecchia di san Fedele, e consegnati ai Padri Francesco Adorno provinciale, e Giovanni Battista Perusco preposito dei Gesuiti per atto ricevuto dal medesimo notaio. Accortisi gli Aronesi solamente alcuni giorni dopo la suddetta traslazione della mancanza dei sacri corpi, corsero a Milano a farne al santo Pastore le più amare loro doglianze, alle quali inteneritosi, e fatto chiamare il suo medico ed un esperto chirurgo (certo Gabrio da Cuneo), andò alla chiesa vecchia di san Fedele, riconobbe nuovamente que’ sacri corpi, ed ordinò al chirurgo di cavarne un osso delle braccia di ciascuno d’essi, che, ravvolti in un zendado, collocò in un coffanetto di velluto rosso, consegnandolo al Padre Alfonso Sgariglia rettore del collegio di Brera, per recarli ad Arona per consolazione de’ suoi concittadini, come consta da atto pubblicò, rogato pure Oldoni, la di cui copia esiste colle sacre ossa in detto coffano.
È da notarsi quanto in ordine alla sommossa del popolo di Arona per questo fatto scrive monsignor Bescapè nella vita di san Carlo Borromeo: «At populus Aronensis, quo inscio corpora fuerant asportata, paulo post cum id