Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
e del suo castello - libro secondo | 57 |
pastorale di un monte di pietà in questa sua patria a sollievo dei poverelli, con capitali suoi proprii, stati dipoi accresciuti per effetto del suo esempio da altri pii benefattori1.
Era in questi tempi, che gli Aronesi bramavano di vedere i sacri corpi de’ santi martiri Fedele e Carpoforo che sapevano esistere nella chiesa del monastero de’ Padri Gesuiti. Esternato a quei religiosi tale desiderio, si prestarono con ogni compiacenza alla ricerca, e venne loro fatto di rinvenirli al luogo già da noi accennato, in cui dal Nunzio Pontificio erano stati sino dal 1189 collocati. Indicibile fu l’allegresza degli Aronesi per tale estrazione soltanto li affliggeva il pensiero di non essere in grado di riporre quelle venerande ossa in un più degno deposito; per cui si pensò di riporli dietro dell’altare maggiore in poca distanza dei corpi de’ santi Gratiniano e Felino. Fu contemporanea a questo fatto la venuta in Arona nella qualità di visitatore, mandato da san Carlo, di monsignor Gerolamio Ragazzoni veneziano, vescovo di Famagosta, e poscia di Bergamo. «Questo degno prelato (così dice il Padre Zaccaria) udendo da un canto che meno dicevole era quel sito per sì rispettevol tesoro, e che dall'altro canto considerando che non era possibile di far un acconcio altare, propose ai Padri il partito di trasportare le ossa di quei santi a Milano nel magnifico tempio dedicato a san Fedele, in allora eretto, dove oltre alla maggiore decenza avrebbero
- ↑ Intorno a questa ed alla precedente istituzione vedansi le ordinazioni di monsignor Taruggi, visitatore delegato da san Carlo, del 1579, in archivio municipale, e nello stato delle chiese del 1642 a pag. 66 e 75, non che l’istromento di erezione del monte di pietà del 1574 ricevuto Giovanni Pietro Scotto protonotario Arcivescovile.