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e del suo castello - libro secondo | 55 |
poco tempo il Pontefice lo destinò alla sede arcivescovile di Milano. Con questa nomina sono stati in gran parte compiti i suoi desiderii, mentre per mezzo di quella egli sperava di mandare ad effetto gli alti progetti che aveva ideato in vantaggio della Chiesa milanese. Non potè però trasferirsi alla sua sede a causa delle fervorose istanze dello zio perchè rimanesse presso di lui come persona che gli era assai cara e tanto giovevole nelle pastorali fatiche. Eletto in seguito a capo della consulta del sacro Collegio de’ cardinali e sommo penitenziere, ottenne alli 26 di aprile del 1562 a questa sua patria inestimabile tesoro dell’indulgenza plenaria per la festa titolare della chiesa di santa Maria. Rimasto poi per la morte del fratello il conte Federico l’unico rampollo della famiglia, si insigniva degli ordini presbiterali, e si adoperava infaticabile per la conclusione del sacro Concilio di Trento. Ma la Chiesa milanese, benchè da lungi con occhio di compiacenza ammirasse le sorprendenti virtù e le gesta del suo Pastore, non tralasciava tuttavia di tanto in tante dal fargli traspirare il desiderio che sentiva di potere apprezzare da vicino le sante opere del suo ingegno. Uomo quale egli era tutto bontà, tutto compiacenza, non seppe resistere ai dolci inviti del suo gregge, e preso commiato dal Sommo Pontefice, si avviò alli 23 di settembre del 1565 alla volta di Milano, dove consolate di sua presenza le popolazioni, da lì a poco tempo tenne il Concilio provinciale, ed attese in seguito con ogni studio alla riforma di quella Chiesa secondo i dettami del Tridentino Concilio.
Arona in questi tempi non conta fatti a Carlo riferibili, perchè è vissuto da lei lontano, e sempre occupato in rilevanti faccende: aveva però egli riservato i segnalati