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della patria furono a parte della grande sua carità. Così ammirato in gioventù e dalla propria famiglia, cui porgeva molte consolazioni, e dal pubblico, faceva a tutti concepire grandi speranze di se stesso. L'immatura morte del genitore fu cagione che egli dovesse sospendere lo studio di leggi civili e canoniche che aveva incominciato in Pavia, onde restituirsi alla casa pel governo. di essa sebbene gli restasse il fratello. Federico, maggiore a lui di età, chedi buon grado gliene cesse il maneggio. Questo accidente procurò ad Arona il contento di averlo fra se più frequentemente, fermandosi nel castello per attendere alla cure della sua casa. Fu in questo tempo ché si adoperò nel ricondurre i monaci Benedettini della sua abbazia all’osservanza: del loro antico istituto, da cui si erano coll’andare dei tempi, alquanto scostati, e vi riescì col più felice successo. Conseguìto questo intento, e rassettate fe cose della sua famiglia, ripigliò gli studi in Pavia, e sebbene di nuovo interrotto da malattia, fu addottorato nelle leggi civili e canoniche nell’anno vigesimosecondo dell’età sua. Contava egli allora di permanere in patria per dare eseguimento alle molte belle idee che gli erano suggerite se l’avvenimento al trono Pontificio del cardinale suo zio materno Giovanni Angelo Medici, che assunse il nome di Pio IV, non l’avesse nel 1559 chiamato alla capitale del mondo cristiano, istantemente invitatovi dallo zio, che teneva moltissimo bisogno dell’opera e della presenza sua per mandare ad effetto le più importanti faccende della Chiesa che stavano pendenti. Onorata della porpora cardinalizia nel 1560 sotto il titolo de’ santi Vito e Modesto, quale indi cangiò con quello di san Martino de’ Monti, e poscia con quello di santa Prassede, da lì a