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e del suo castello - libro secondo 53

protettore il grande arcivescovo e cardinale san Carlo Borromeo, di cui opportunamente ci avvenne di far cenno narrando gli ultimi periodi dell'abbazia. L’indotta mia penna non toccherà le moltiplici eroiche azioni di questo uomo immortale, perchè già trattate dagli scrittori contemporanei, ed autenticate dall’oracolo del Vaticano; si limiterà a riferire quelle sole di lui operazioni che hanno relazione ad Arona.

Nacque in Arona, ed in una delle camere della rocca, alli due di ottobre dell’anno 1558 dal conte Giberto, figlio di Federico Borromeo, e da Margherita De Medici, sorella del Pontefice Pio IV e del gran capitano Giovanni Giacomo Medici, marchese di Melegnano, imperando Carlo V, e reggendo la sede Pontificia Paolo III. Non molto egli dimorò in questa sua patria, salvo che nei primi anni di adolescenza, passati ora in Arona, ora in Angera per diporto coi parenti, i quali interpolatamente abitavano queste rocche. L'oggetto dell'educazione e dello studio condusse il nostro buon concittadino ad allontanarsi dalla patria in età ancora tenera; cosicchè ben poche memorie ci sono da lui rimaste, le quali per altro noi ambiremmo di poter riferire in maggior copia. Ma sebbene lontano, non tralasciò di far sentite alla patria le emozioni del suo cuore e la sua carità. Investito in età appena di dodici anni della commenda abbaziale de’ santi Gratiniano e Felino, per dismissione fattagli dallo zio il conte Giulio Cesare Borromeo, come si è dissopra notato, seppe tanto bene insinuarsi presso il genitore, che ottenne: dal medesimo la libera amministrazione delle rendite della abbazia, e la facoltà di disporne a suo beneplacito. Soccorrere i poveri è stato il primo suo pensiero, ed i poveri