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e del suo castello - libro secondo 45

contre te quantumcumgue poterimus de jure procedimus prout fucrit procedendum justicia mediante. Interfuerund......» Da questo documento inoltre: si ricava 1° l’esistenza già sino da quei tempi di una chiesa di Santa Maria in Arona, della di cui fondazione non facendosi cenno nella cronaca benedettina, è da credersi che esistesse prima dell’erezione del monastero, e conseguentemente prima dell’anno 979; 2° che questa chiesa se non nei primi tempi, in questi certamente dipendeva dall’abbazìa, e che i sacerdoti che la uffiziavano erano semplici mercenarii del monastero; 3° che detta chiesa non è al certo quella che esiste presentemente, per le ragioni che mi riservo di addurre dove avrò a parlare della chiesa di santa Maria attualmente esistente.

L’anno 1276 marca in abbate di questo monastero Jacopo da Ispra, al cui governo, che fu di breve durata, subentrò in marzo 1277 Pietro da Golasecca; questi venne rimpiazzato sul principio del 1292 da Guglielmo de Lamajrola. Le cure di questi abbati altro non furono che le istanze per la conservazione dei loro diritti. Ho esaminato nell’archivio del conte Borromeo-Arese di Milano una pergamena di quest’ultimo abbate, data l’8 settembre 1297, colla quale nomina certo Leone Visconti a vicario di Arona 1. Questa è una prova non dubbia del diritto feudale. E bisogna poi credere che questo istesso abbate fosse ben più premuroso degli altri per il fasto del monastero, perchè nell’anno 1295 pretese da Berardo Pozzobonello, vicario generale dell’arcivescovo di Milano Ruffino da Trisseto, che il borgo di Arona fosse suo, e che gli

  1. Vicario in quei tempi chiamavasi il giudice.