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e del suo castello - libro secondo |
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desolazione dello stato, acquistava il monastero nuova forza e splendore. I documenti che seguono convinceranno chiunque di questa verità. Lo stesso abbate Girardo reggeva il monastero nel 1192, in cui venne deciso, colla mediazione di Milone Cardano arcivescovo di Milano, una lite tra il monastero e la comune, ed i nobili di Mercurago. È molto interessante il documento di questa relazione,
che merita d’essere in parte riferito: «Die Veneris, qui est undecimo die kal. Junii, indictione X, cum inter D. abbatem Girardum Sanctorum MM. Filìni et Gratiniani de Arona, nomine ipsius monasterii ex una parte, et..... Consulem de Mercuriaco nomine comunis ipsius loci, et Visentium consulem nobilium, nomine onmium nobilium de Mercuriaco ex alia, de quodam clusa, quam prædictus abbas fecorat in flumine Vevra, et de quodam pascuo, quod dicitur de Rivaria, coram domino Enrico domini Milonis mediolanensis archiepiscopi camerario, et ad hanc causam audiendam, et terminandam ab ipso domino archiepiscopo delegato egitaretur controversia.....» Segue la narrazione del fatto, indi la sentenza del Delegato, colla quale assolve l’abbate sulla questione della chiusa, e dichiara facoltativo al monastero di pascolare gli armenti sulla riviera, ed altri pascoli di Mercurago dalle calende di gennaio sino alla metà di maggio, uti praxis. Convien dire che questo diritto ripeta un’origine molto antica. Avvenne tale sentenza nel castello di Angera: «....Finita est causa anno dominice Nativitatis millesimo centesimo nonagesimo secundo. Actum in castro Stacione .....» Ci dimostra questa carta quanto antico sia il pascolo pubblico sul fondo denominato la Riviera, di cui il municipio di Arona ne possedeva gran parte, e ci addita in qual modo ed a chi appartenesse la