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e del suo castello - libro primo 3

scrittori Ughelli1 e Muratori 2 nessun dubbio elevaropo sull’autenticità di questo diploma; ed il solo conte Giulini 3 pone in dubbio, che vi possa essere stata fatta qualche aggiunta, o rappresentate delle falsità ad Ottone, e che l’abbadia di Arona non sia mai effettivamente passata in mano del vescovo Leone. Che ciò possa essere avvenuto è probabilissimo per le carte che in appresso riporteremo, le quali dimostrano la assoluta indipendenza in qualunque tempo dell’abbadìa da quel vescovo; ed è pur probabile il predetto dubbio di non avverato possesso, per le tante cause, che molte volte impediscono l’effetto delle concessioni. Ma che l’abbadìa avesse potuto esistere quando Carlo il Grosso nell’886, od in qual più certo anno la donò cogli altri beni al vescovo Liutardo, predecessore del Leone, io non oserei affermarlo, quantunque abbia molta deferenza all’autorità dei suddetti scrittori, che non osarono di contraddirvi. Ad ogni modo però, senza mancare di quella venerazione, che può meritarsi tale documento, avendo noi appoggio a più sicure basi derivanti dai posteriori ed esistenti atti, non ci allontaneremo dalla già esposta epoca, per stabilire quella della fondazione della nostra abbadia.

A meglio convincere della verità del mio assunto pongo in riflesso, che la costruzione di questo castello non può attribuirsi, giusta l'errore comune, ai Visconti, dacchè esisteva già Arona ed il castello ai tempi di Ottone I, nei quali i Visconti non potevano essere che persone private, e non cominciarono ad acquistare pubblico potere, che sotto i susseguenti imperatori Enrico V, Corrado III,

  1. Tom. IV, in Episcop. Vercell.
  2. Antiq. medii avi, tom. VI, pag. 317.
  3. Tom, II, pag. 460, Memorie della città e campagna di Milano.