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uniti alla diocesi novarese tutti i borghi e paesi di questi regi stati, che nello spirituale sino ad ora obbedivano alla diocesi milanese, salvi a questa i diritti di proprietà: restare smembrati dalla diocesi novarese ed a quella di Vigevano uniti alcuni paesi che le erano confinanti, e fermo in ogni parte l’esercizio della spirituale giurisdizione ed amministrazione, sì e come si praticava per lo passato.

Per queste disposizioni la curia ecclesiastica stata conferita agli arcipreti di Arona per la giurisdizione sulle terre che dipendevano dalla diocesi milanese, non diminuì punto di potere, ma nel solo titolo, essendosegli attribuito quello di provicario generale, invece di quello di vicario con cui in prima si appellava l’arciprete di Arona. Il seminario di san Carlo, che apparteneva al seminario maggiore di Milano, ha dovuto cessare per effetto della succitata bolla pontificia, ed è stato venduto coi beni che formavano la sua dotazione a Bartolomeo Pertossi di Arona; ma noi fra non molto vedremo come sia divenuto proprietà e di direzione della diocesi novarese.

Parve un po’ grave alle chiese staccate dalla diocesi di Milano, che esercitavano il rito ambrosiano, il doversi ad un tratto adattare al rito romano. In alcuni luoghi siffatta prescrizione incontrò per virtù di obbedienza il desiderato effetto; in alcuni altri, e particolarmente sul territorio di Canobbio, produsse non pochi inconvenienti, chè, a scanso di quelli maggiori che sarebbero avvenuti, la prudenza di chi reggeva la chiesa novarese ebbe con lode di tutti a permettere la continuazione dell’esercizio del rito ambrosiano. La chiesa d’Arona non ne sentì verun incomodo, perchè solita sino dalla sua origine ad esercire il rito romano, retaggio lasciatole da’di lei institutori i Padri