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e del suo castello - libro decimo | 239 |
mila cavalli, due mila forgoni (carri) mille trecento buoi; cento ottanta pezzi d’artiglieria di vario calibro coi loro cassoni, ed attiragli, varie fucine co’loro operai; e più di sei mila altre persone inservienti all’armata, con donne e fanciulli.
Nulla di sinistro può dirsi essere avvenuto durante questo passaggio, a riserva del primo inconveniente dei cacciatori Tirolesi alloggiatisi a discrezione, e di qualche altro di poco momento, prodotto più dalla difficoltà di intelligenza della lingua tedesca, che da altro principio; sopravvenne però dopo il passaggio delle truppe un estremo incarimento dei generi di prima necessità, causato anche dallo scarso raccolto del frumento e della segale, della debole apparenza degli altri grani e della vendemmia; quindi la penuria congiunta alla mancanza di pubblici lavori, unico sussidio per la classe degli operai, formò una quantità di mendicanti, che non si vide mai l’eguale a tempi nostri.
Le conseguenze della penuria dell’anno 1815 si fecero vieppiù sentire nel 1816 dacché essendo essa pressoché universale, e maggiore negli Stati confinanti con questo, e perciò fortissima la ricerca delle granaglie per esportarle. La delegazione sull’annona dopo di avere ordinate replicate provvidenze per le consegne dei grani, e date le più savie misure per ritenerle nello Stato, ed impedirne l’esportazione, spedì ad Arona in qualità di delegato il senatore Mangiardi il quale di concerto col vice-intendente di Pallanza stabilì che le levate dei grani del basso Novarese si dovessero dirigere ad Arona, ed a questo punto spedirsi per i mercati d’Intra, Pallanza e Canobbio; essendo stati obbligati tutti i mercanti di granaglie del basso Novarese di passare sottomissione con cauzione per le levate