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Maffioli, uomo affezionato al suo governo, e zelantissimo pel suo ufficio, si era cattivato la malevolenza dei tristi nel servire fedelmente al proprio dovere; ed avrebbe provato ancor di peggio se sgraziatamente fosse in tal frangente caduto nelle mani di quegli insorgenti. Dopo del qual turbine se ne partì per Milano, nè più la vice-prefettura venne rimpiazzata in questi ultimi periodi del governo italiano.

L’orda impaziente dei rivoltosi, la cui mira era più diretta a por mano sulle altrui proprietà, che non di sfogarsi colle carte, non aveva appena cessato il guasto ai suddetti luoghi con derubamento di non pochi oggetti di valore, che volse sulla dogana facendo man bassa sui generi di privativa regia e sul denaro che poterono rinvenire; e forse non sarebbe così presto finita la cosa, se opportunamente la municipalità tenendo una cantina di vino nella casa allora Ferrario sulla piazza di san Graziano per distribuire alle truppe di passaggio, non li avesse offerto da bere ed invitati ad entrare colà, ove la la maggior parte si ubbriacò, tanti si dispersero, nè più pensarono ad altri guasti, solo che lasciaronsi coll’intelligenza di voler ritornare nel giorno di mercato successivo onde far diminuire il prezzo del sale e tabacco; ma all’annunzio che era arrivata della truppa da Novara il giorno di lunedì successivo al fatto, nessuno più ardì di porvi piede. Io non potrò mai più perdonare agli Aronesi la loro acquiescenza quando s’accorsero di dover essere assaliti da questa turba di male intenzionati, poiché sarebbe bastato il numero di venti uomini armati a fargli una valida resistenza nel momento in cui si presentarono per entrare nel paese. Erano molti gl’insorgenti, è vero, ma