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e del suo castello - libro nono 221

che sia stato l’effetto di una tolleranza o di un’eccezione. È noto, che a Parigi si lasciò sussistere un monastero dell’eguale instituto; ed a Milano un altro; e solo sì assoggettarono ad alcune regole sotto l’ispezione di particolari delegati, che di tanto in tanto verificavano gli andamenti, massime in ordine all’educazione ed istruzione delle ragazze alla cura delle monache affidate. A prima giunta dovrebbe credersi che la causa della non seguìta abolizione di questo monastero sia appunto divenuta in riguardo alla istruzione delle fanciulle, una delle eccezioni dell’imperiale decret; ma, e non educava parimenti, ed anzi con maggiore profitto pubblico, anche l’altro monastero stato soppresso? Anzi questo in doppio senso educava ed istruiva, cioè le giovani civili nell’interno del monastero in via di convitto, e le altre del paese in iscuola separata. Questa si può considerare per una di quelle eccezioni alle regole generali procedente da una causa che è più facile a supporsi che non a potersi accertare. Le nuove professioni erano vietate; e se per questo divieto quella colonia non poteva accrescere di numero, non diminuiva neppure, e decorosamente mantenevasi, perchè vi si accostavano le altre professe dei monasterii stati aboliti, che si accomunavano volontieri a quest’altro istituto. Ma è d’altronde noto che il governo voleva assoggettare queste suore a metodi differenti dal loro istituto, e che esse dimostrando della ritrosìa nell’abbracciarli, come era ben naturale; od ambiguamente rispondevano, o rallentavano le risposte, temporeggiando così con pratiche ed ambagi, le quali poi da parte degli agenti del governo non venivano incalzate per effetto delle raccomandazioni dei protettori delle monache; cosicché trascorsi alcuni anni in queste pratiche,