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erasi inoltrata nell’Austria. Ma li prosperi successi ottenuti dalle armi francesi in quell’impero portarono ben presto la pace, e l’aggregazione dei paesi veneti al regno d’Italia. Si sono rese per questo avvenimento grazie all’Altissimo in Arona nel giorno 12 di gennaio 1806 col solito canto dell’inno ambrosiano, e colle pubbliche dimostrazioni di luminarie, e di spari, che in quei tempi erano frequentissimi, e bastava una piccola causa per darvi luogo; tanto che assuefatte le popolazioni a sentirle ad ogni tratto, terminavano per esserli indifferenti.

Qualche poco di tranquillità ottenuta per la pace conchiusa coll’Austria, venne molto propizia per la promulgazione di buone leggi, e migliori regolamenti, de’quali in verità lo Stato molto abbisognava. Alli dieci di marzo si è in Arona pubblicata la celebre legge della registrazione degli atti e contratti1 che veniva in sostituzione di quella dell’insinuazione, stabilita dal re Carlo Emanuele III di Sardegna nel 1770, e non differiva da questa, che per una maggiore tassa sui contratti. Per disposizione di questa legge tutti gli atti notarili vennero raccolti nell’archivio generale stabilito in Intra, misura che poco piacque, che accrebbe il dispendio e l’incomodo nella levata delle copie; ed il fatto posteriore dimostrò quanto si perda nel trasporto di antiche carte, essendosi in tale occasionò smarriti molti originali istromenti, tant’altri guasti, e la maggior parte smembrati, e malconci. Se lo spirito di questo regolamento era quello di provvedere alla conservazione dei pubblici documenti, il modo onde fu eseguito diede a provare il contrario almeno per quello che riflette il

  1. In data 12 febbraio 1806.