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deposito di questo paese, da dove poi partiva alla volta del capoluogo del dipartimento. Una legge così coattiva, che, non i titoli nè la sostenta toglieva, ma l’individuo stesso rapiva dal seno delle famiglie, quanto mai fa detestata, e quanta difficile esecuzione non incontrò! Ma l’esecuzione col potere si ottiene facilmente, e colui che cerca sottrarsi per naturale istinto ad un giogo temuto cade in maggiore sventura, e più pesante gli si fa sentire il rigore della legge. Se lo seppero bene queste popolazioni, che non mai avvezze a concorrere a tale contributo duravano fatica a sottomettersi, ad onta che in questi tempi non vi fossero motivi di spavento per guerra od altro. Però nei tempi posteriori, stati sempre più difficili per li continui movimenti d’armi, ahi! quanto travagliò siffatta legge. Famiglie desolate perchè prive di colui che le sosteneva, o di quello in cui era fondata la speranza di futuro aiuto: famiglie sconcertate pei sacrifici onde liberare un individuo colpito dalla legge per mezzo della surrogazione: famiglie rattristate per la fuga di chi cercava di sottrarsi con essa al duro comando: continue sorveglianze e vessazioni alle case dei renitenti, oltre le penali, le cattive parole ed i peggiori fatti. Insomma quel poco di dolce che l’illusione della libertà e della eguaglianza aveva trasfuso negli animi dei cisalpini popoli cambiavasi in generale malcontento.

Sino a tutto il 1804 per mancanza di analoghe leggi erasi dai differenti governi, l’uno all’altro successi, lasciato sussistere in questo dipartimento la vecchia trafila giudiziaria delle leggi e costituzioni del Piemonte pubblicata nel 1770. La legge 18 aprile di quest’anno portò il nuovo metodo giudiziario civile, cioè la norma degli atti del