Pagina:Memorie storiche di Arona e del suo castello.djvu/215


e del suo castello - libro nono 201

poche di numero e mancanti d'artiglierìa grossa, che aspettavano da Pavia, non avevano ancora formate opere tali da indurre gli austro-russi a capitolare; negli abitanti del paese però cresceva il bisogno di varii generi mancanti, e sorgeva un ragionevole timore di maggiori disastri, quando dopo il mezzodì de due luglio entrarono in piccola nave nel porto due ufficiali parlamentarii francesi, che presentati al comando della piazza gli annunciarono la battaglia seguita nei campi di Marengo, colla rotta delle truppe austro-russe, e la capitolazione seguita tra il maresciallo austriaco barone Melas, e l’armata francese, in forza della quale si cedevano alla Francia le fortezze di Cuneo, Ceva, Serravalle, Torino, Fenestrelle, Bard, Ivrea ed Arona non che Alessandria ed altre, e gli fecero l’intimazione della resa della piazza; al che non avendo-voluto il comandante prestar fede, vennero i parlamentarlii licenziati, ed indi a due giorni si presentarono di nuovo alla porta detta di Novara con un corpo di fanterìa muniti delle autentiche credenziali della loro richiesta. Accertatosi il comandante della loro autenticità, non esitò punto a fargli la cessione della piazza e del forte coll’intelligenza, che rapporto all’artiglierìa gli austro-russi non potessero trasportare che quella marcata colle armi dell’impero, e quanto ai magazzeni, si dovessero dividere per metà fra le parli belligeranti le provvigioni che contenevano, come venne eseguito. Sciolto così l’assedio ed in un modo, che quanto inaspettato, altrettanto fu gradito agli assediati, entrò la potenza francese prendendo possesso del forte colle solite formalità. La guarnigione austro-russa prigioniera di guerra è stata dal generale Betencourt rilasciata sulla parola d’onore, e nel terzo giorno successivo,