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L’improvvisa occupazione della città di Pavia eseguitasi dall’armata francese, che a gran passi dal san Bernardo percorse il Piemonte, determinò il capitano Eyler ed il comandante Suden a dichiarare Arona in istato d’assedio. Si pubblicò da essi un proclama diretto agli abitanti del paese ingiungente, che chi intendeva di sottrarsi all’assedio, dovesse entro due giorni partire, e chi anelava di rimanere, avesse dovuto provvedersi di viveri. Varie famiglie si assentarono per fuggire il pericolo, e scorsi li due giorni si sono alzati i ponti levatoi e si chiusero le porte, ed alla parte del lago il paese, era guardato da una flottiglia austriaca, composta di otto barche cannoniere espressamente costrutte, con tre pezzi di cannoni da otto per ciascuna. Non istettero guari a comparire le truppe francesi. Un corpo, di cinquecento uomini si fece vedere ora sulle colline di Oleggio Castello, ed ora su quelle di Arona, di Meina, e di Dagnente, tenendo in Mercurago il suo quartiere generale sotto gli ordini del generale Betencourt: hanno tentato di erigere una batterìa sulla cima del colle che resta a tramontana del castello, ma disturbati dall’artiglieria del medesimo abbandonarono l’impresa; intanto trasportando due piccoli cannoni di campagna sopra varie vantaggiose posizioni, inquietavano la flottiglia austriaca, di modo che questa dopo due piccoli fatti d’arme seguiti, nel seno del lago dove dicesi a porta Cantone, in uno dei quali essendo rimasta colpita une delle barche, ed ucciso della palla del cannone un soldato con rottura dell’albero, e rovesciamento della bandiera ad altra barca sull’imboccatura del porto, la flottiglia entrò nel medesimo senza che più sia uscita. Correvano intanto dieciotto giorni dacchè Arona era stretta di assedio, e le truppe francesi