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e del suo castello - libro nono 199

disperdere la polvere del magazzeno di porta Bruna, ed ardere nel porto una barca di foraggi; indi sventatasi la voce per la quale aveva tanto temuto, pensò di rientrare ne’suoi posti.

Alle tristezze di quest’anno concorsero anche gli infortunii della stagione. Le dirotte pioggie che cominciate in marzo continuarono a lunghe tratte quasi tutto l’anno, gonfiarono il lago quasi all’altezza a cui era giunto nell’anno 1755. Appena vi fu ombra di estate, cosicché i grani rimasero alquanto immaturi; si fece poco vino e pochissime minute derrate; non mancava propriamente che il disastro della guerra per portare all’ultimo infortunio questo angustiato paese!

Sulla fama, che la nazione francese avesse riorganizzate le sue armate con intenzione di ritentare l’Italia per mezzo del valoroso Duce che l’aveva non erano ancor due anni conquistata, il generale Bonaparte, avevano gli austriaci prontamente approvvigionato questo forte a tutte spese delle comuni, cui troppo pesavano queste requisizioni per la scarsità dei generi dell’annata. Guardavalo il capitano Eyler con guarnigione di quattrocento uomini tra croatti, e del Bannato. Il paese veniva custodito dal comandante Suden con cinquecento tedeschi. I generali Laudon e Wokassowich, ai quali era stata portata sicura notizia della discesa dell’armata francese dal san Bernardo, partirono per Varese tenendo la strada di Angera, e tutti successivamente i distaccamenti austro- russi stanziati nell’Ossola e nella Svizzera, sfilarono per Como e pel Tirolo, essendosi quelli dell’Ossola con una quantità di cavalleria ussero imbarcati in questo porto per Angera, per guadagnare la via di Como.