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solite avvenire al cambiarsi di un nuovo padrone. Giunto alli nove di dicembre in Arona l’ex conte Chatèl, membro dell’amministrazione civica di Novara, in qualità di delegato di governo, e ringraziati gli antichi amministratori del pubblico, ne elesse dei nuovi, ad uno dei quali diede il titolo di commissario del governo. Si portò coi nuovi eletti alla piazza, dove ad imitazione di altri luoghi erasi poc’anzi piantato l’albero, a cui si attribuiva il simbolo della libertà, e si affratellò cogli astanti. Lasciati i titoli signoriali, e quelli cui danno meritamente dritto ne scienze e le facoltà, l’uno all’altro veniva pareggiato, e col solo titolo di cittadino ciascuno veniva contraddistinto. Successe in seguito l’ordinamento di una milizia urbana, e la municipalità col popolo radunato in luogo pubblico elesse a pluralità di voti gli officiali, e fece i ruoli della compagnia. Arona ebbe in questi giorni dei momenti di insolita ilarità, e sembrava quasi che la natura avesse cambiato sistema sugli uomini. Tanto può sul cuore dell’uomo un sentimento di libertà finché non giunge a conoscere se sia guidato più dall’immaginazione che dalla realtà!

Dipendeva in questi tempi Arona e la provincia dal governo provvisorio del Piemonte. Con un proclama di questo1 che aboliva tutti i procedimenti in corso contro i ditenuti, a riserva dei casi più gravi, si chiusero in gennaio del 1799 in Arona le prigioni, e parve che all’apparire della proclamata libertà fosse scomparso il delitto, essendo rimaste chiuse e vuote per lungo tempo. Questa misura quantunque lasci travedere un principio di umanità, non consuona però colle regole di pubblica sicurezza.

  1. In data 31 dicembre 1798.