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e del suo castello - libro nono 193

scanso di maggiori mali. Il governatore, che era don Carlo Bernardo De Rossi di Tonengo, accompagnato dal suo stato maggiore, recossi alla porta ove stava il distaccamento, e dopo un breve colloquio fatto dal muro superiore al corpo di guardia col comandante francese, ordinò che si calassero i ponti levatoi e si aprissero le porte alle armi francesi. La guarnigione a tale ordine non potè che restare sorpresa, non conoscendone ancora la causa; obbedì al superiore, e tosto entrò il distaccamento francese a tamburo battente sotto il comando del capitano Ruzeau, il quale messa nel primo ingresso la mano sulla spada del governatore, gli disse: vous ètes prigonnier, senza però avergliela levata: staccò dal suo corpo sei uomini che pose in guardia a detta porta, e portossi immediatamente al forte, dove riconobbe le munizioni e l’artiglieria, e lasciato colà un distaccamento di guardia, discese prendendo alloggio nel paese col rimanente della sua truppa, sinché venne rimpiazzato da un distaccamento di cavalleria del capitano Rollet. Entrambi questi corpi conservarono la più esatta disciplina militare e la maggiore moderazione, cosa veramente di rimarco per una truppa vincitrice e per natura focosa ed intollerante. Cessò così ogni autorità nel governatore, ed esso col suo maggiore di Piazza il Barone Melchiorre Dichat De Toisinge e l’aiutante Volper vennero chiamati, e si recarono a Milano. La guarnigione del paese e della Rocca, composto di soldati veterani piemontesi, è stata tradotta a Gallarate, lasciando luogo alla truppa francese, e la compagnia dei quaranta soldati locali detti della Rocca prestò il giuramento alla Francia.

Queste mutazioni chiamavano per conseguenza quelle delle civili autorità, e le pubbliche e popolari dimostrazioni