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noi si vanno narrando, che chiusero il decimottavo, ed aprirono il varco al decimonono secolo, accaduti, sotto di un governo repubblicano, il quale sebbene sia stato di breve durata, abbondò per altro di tante vicende ohe forniscono materia di scrivere e riferire cose, alle quali appena crederanno i posteri. Speranze, timori, gravezze, allegrìe ed ancora timori, è questo il miscuglio ond’ebbe fine il decimottavo, e principio il decimonono secolo.

Dopo l’ingresso de’ francesi in queste provincie nel mese di novembre del 1798 e per l’occupazione da essi fatta sui primi di dicembre successivo della citta di Novara, ora certa conseguenza, che anche Arona non avesse potuto schermirsi dall’incontrare la stessa sorte delle altre piazze forti del regno. Si teneva la Rocca assai gelosamente cu¬ stodita ; il paese non lo era non di meno. Era un andare e venire continuo di milizie, frequenti le requisizioni sugli abitanti pel mantenimento della truppa e per l’approvvisio- namento del forte. Diligenze e sorveglianze erano forse più del dovere praticate; continue pattuglie scorrevano di notte e di giorno le contrade ed i dintorni; la popolazione allo aspetto di questi apparati viveva in grande agitazione, siccome quello che rinchiuso in un’orbata camera sta a tese orecchie ascoltando ogni esterno moto, e per piccolo che sia lo agita e lo fa temere. Alle tre ore d’Italia della notte delli 7 dicembre si presentò alla porta di Novara un distaccamento di cento uomini d’infanteria francese intimando senz’altro la resa del forte e del paese. La forza di soli cento soldati poteva pretendere tanto, quando Renzo da Ceri nel 1523 non potè abbattere questa fortezza con sette mila de’suoi fanti Italiani? La cosa è così. I tempi non erano più quelli, e conveniva seguire la corrente a