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e del suo castello - libro settimo 154

poiché trovo che nel maggio 1530 ne era abbadessa certa Pellegrina De Cojro, e la trovo ancora in tale carica in febbraio del 15461. Al presente però non vi è alcuna traccia di detto chiostro, tranne della chiesa, la quale per verità dimostra il gusto e l’architettura del secolo XIII o XIV al più. Si vedono delle dipinture sul muro interno che segnano se non la medesima epoca, un’altra non di molto posteriore. Vi è dipinta la visita di Maria Vergine a Santa Maria Elisabetta, ed è ripetuta in un’ancona sculta in legno che posa sull’altare, di antico intaglio. Esiste pure la fontana che diede nome al luogo, ed al minimo smuovere delle zolle di quei contorni si scoprono cementi ammucchiati e rottami, che indicano di fatto un diroccamento di qualche esteso edificio in quel luogo.

Comandava a questi tempi il Castello ed il paese il governatore e castellano maggiore Canevara, stato nominato nel 1657 dai Borromei in seguito alla morte dello spagnuolo don Alfonso Sanchez. Ma poco durò anech’esso in carriera, poiché trovasi che con atto 23 aprile 1660 vi fu sostituito il maggiore Antonio Cavallo. Sotto il comando di questo governatore i patrii documenti non accennano alcun fatto degno di ricordo relativamente al forte, e trascorre un’epoca di tredici anni ancora senza rinvenirne alcuno. Il paese pel contrario ci somministra più nozioni interessanti alla storia.

Successo nell’arcipretura al Ponzoni il sacerdote Carlo Litta milanese, persona distinta per nascita, per ricchezze, per talenti, e più per l’affezione al suo popolo; oltre alle

  1. Per istromenti, il primo di convenzione col curato di Mercurago rogato Giacomo Caccia seniore, ed il secondo di aggiudicazione di beni al monastero a rogito di Giovanni Filippo Caccia.