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Non pago ancora il generoso Cardinale di avere sì grandemente beneficata Arona, che non istette molto a meditare e compire un’opera grande che lo rese immortale presso la posterità. Questa grand’opera è quella del colosso del glorioso san Carlo suo zio paterno, stato nell’anno 16100 canonizzato per opera de’suoi congiunti, e specialmente del nipote Cardinale, che aveva spedito e mantenuto per molti anni in Roma l’oblato Marco Aurelio Grattarola a sollecitare gli atti della di lui canonizzazione. Per eseguire la vasta idea di un colosso che dovesse vincere l’aspettazione umana, e nello stesso tempo promuovere per quanto possibile fosse l’onore di Dio e la divozione verso san Carlo, pensò di formare su di un ameno colle in poca distanza del castello, in cui era nato il santo, un santuario con quindici distinte cappelle che rappresentassero i tratti più illustri della vita del medesimo, con una chiesa ed un seminario sotto le regole a tale effetto già prescritte dal santo, e ne fece quindi formare per mezzo dell’ingegnere Richini di Milano un vago disegno. Pose egli stesso alli 12 di luglio 1614 la prima pietra di quella magnifica chiesa con solenne pontificale, assistito dai vescovi Filippo Archinto di Como e Giorgio Odescalchi di Vigevano, fra le acclamazioni di numeroso popolo. Risulta di questa solennità nell’epigrafe stata scolpita sulla prima pietra, riferita dal Sassi nella vita del medesimo cardinale: