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e del suo castello - libro sesto 125

padre, passò con tutte le altre di quell’illustre casato nel conte Renato di lui cugino e figlio del conte Giulio-Cesare. Godeva questo feudatario un grande credito presso i popoli delle sue terre, poichè a sua mediazione potè riescire a sedare le discordie e ravvicinare le due emule famiglie ossolane Del-Ponte e dei Brenni, che avevano elevato due potenti fazioni che laceravano la valle dell’Ossola in onta alle fiere intimazioni del governo spagnuolo di Milano. È un bel monumento per la storia l’atto solenne stipulato in Arona per tale riconciliazione alli 15 agosto 1595 dal notaio Alfonso Picena avanti la porta della chiesa maggiore di Santa Maria, nel quale atto le parti riconciliate giurarono l’osservanza della stabilita pace sopra gli Evangelii colle imprecazioni delle podestà infernali e dei castighi di Ananìa, di Datir e di Abiron per chiunque non la mantenesse. Fu pure efficace l’opera dello stesso conte Renato a sedare la discordia fra le due famiglie dei Balconi e dei Rossi, capi di due fazioni che malmenavano la valle di Vegezzo, soggetta essa pure al suo feudo; e tale concordia risulta pure dall’atto stipulato in Arona alli 5 aprile 1596, fatto in presenza del castellano Giulio Pomponio, di Giulio Perego podestà d’Intra, e di Bernardo Besozzo fiscale di Domodossola. Erano frequentissime in quel secolo le fazioni in uno stesso paese, e direi quasi nella medesima contrada tra cittadini e cittadini. Il governo debole della Spagna o le trascurava, o sì limitava tutto al più a spaventarle colle minacciose grida, le quali poi non sosteneva colla forza e colla pubblica autorità.

Dopo la surriferita ristaurazione di questo forte seguìta l’anno 1554, si pensò da Filippo II re di Spagna a