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di Filippo II re di Spagna, e duca di Milano, il marchese di Aimonte, governatore del ducato, lo restituì a’ suoi legittimi padroni, e vi rientrò dipoi per castellano il già detto Giulio Beolco, che lo tenne a nome di san Carlo. Era stile già introdotto a quest’epoca nei feudatarii di questo forte, che morendo alcuno d’essi che ne fosse stato padrone, o morendo il castellano, se ne investiva per atto pubblico il successore legittimo, e questi nominava il castellano, esigendo da esso il giuramento di fedeltà di tenere e difendere a nome del feudatario il forte; e sempre sino alla cessazione del feudo si è osservata una tale pratica.

Affliggeva in questi tempi gran parte della Lombardia per la seconda volta in questo secolo la peste, che recata dal Tirolo, e passata ad infestare i paesi di terraferma della repubblica Veneta e del ducato di Mantova, venne a svilupparsi nel paese di Paruzzaro alli 14 di marzo del 1576, essendone stati colpiti in prima tre individui della famiglia Dallaqua, che aveva accordato, si dice, ospitaliero ricovero ad un merciaiuolo di Pogno di riviera d’Orta, reduce dal Brabante, a cui era riuscito di approdare nel porto di Livorno, e continuare il suo viaggio a scanso di precauzioni sanitarie. Vi durò il morbo sino all’ultimo di settembre successivo con morte di duecento e più persone, malgrado le più diligenti precauzioni usate dagli ufficiali di sanità del ducato, che spedirono sul luogo medici e commissarii per porre in opera ogni mezzo onde impedire i progressi del contagio; ma erasi già questo, in altri paesi manifestato, e particolarmente in Melegnano, da dove fu poi a Milano recato, e si diffuse eziandio nella riviera d’Orta, ove quel merciaiuolo ebbe ricetto, ed in