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e del suo castello - libro quinto 117

ed in parte all'archivio dell’economato generale, da dove noi abbiamo potuto ricavare molte notizie per questa storia. Con queste pergamene è stato pure colà recato il celebre manoscritto De imitatione Christi creduto del Tommaso da Kempis, intitolato dagli scrittori il codice di Arona*1 appunto perchè nella biblioteca di questa casa Gesuitica è stato rinvenuto dal padre Carlo Gregorio Rossignoli, recatovi, si crede, da Genova dal padre Maggiolo, come da una memoria cucita in principio del volume su carta che porta la data del 14 dicembre 1672. L'autore di questo prezioso codice, opera del secolo XIII è stato oramai, mercè la diligenza delle lettere subalpine2 accertato nella persona dell’abbate Gersen, o Gessen Benedettino di Cavaglià nel Biellese, credendosi in pria che fosse lavoro di Tommaso da Kempis o di Giovanni Gersone.

Ecco in qual modo ha avuto fine quest’istituto, che dal 1340 a questa parte aveva figurato con tanto splendore: ed ecco come con quello svanì in Arona quella casa, che può a buon diritto chiamarsi sua madre, che la resse pel corso di ottocento e più anni. Quella chiesa intanto passò sotto la direzione dell’arciprete per tempo, il quale approfittando della singolare pietà del regnante Vittorio Amedeo III assunto al trono in questo medesimo anno, supplicò ed ottenne, che fossero stabiliti quattro regi cappellani per ufficiarla, e per supplire alle funzioni solite farsi dai Gesuiti, e che venisse aumentata la prebenda al capitolo della collegiata di Santa Maria, attesa la tenuità del reddito dell’antica residenza. La nomina di questi

  1. Ricerche storico-critiche dell'Amati, vol. II, pag. 355.
  2. Dissertazioni epistolari di Francesco Cancellieri; Roma 1809, alla dissertazione 395; ed il cardinale Roberto Bellarmino in lib,