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XV

delle narrazioni dei fatti o non abbastanza autantici, od esagerati; preferendo così una mediocrità sincera ad un’abbondanza dubbia o fallace; restandomi sempre nel pensiero ciò che è scritto nelle lettere d’Annibal Caro: « che non si faccia fascio di ogni erba, ma sibbene ghirlanda di ogni fiore ». La storia essendo il linguaggio della verità deve essere esposta con semplicità di sentimenti e di parole, affinchè e quelli e queste siano portati alla comune intelligenza. Io mi attenni a questa regola affidato anche alla dottrina di Plinio, il quale nel libro quinto delle sue lettere insegna, che l’istoria diletta sempre in qualunque modo sia scritta.

Per separare nel miglior modo possibile le materie, e dividere le epoche, ho creduto di ripartire la storia in dodici libri, e portare negli ultimi due quelle notizie, le quali inserite nel corpo della storia, non avrebbero lasciata la dovuta chiarezza. Confesso che troverassi qualche trasposizione di epoche da un libro all’altro, ma fui costretto a farlo per non istancare il lettore con riepiloghi, che non avrei potuto a meno di usare per riprendere in più luoghi il filo degli argomenti, e potrà ben anche darsi che in una lunga