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per una parte, e i Gesuiti per l’altra, con cui, attesa la’ povertà, della cura, e per terminare le vertenze tra il curato che pretendeva per ragione di diritto parrocchiale la decima, ed i Gesuiti che gliela contendevano come subingressi nei diritti dei Benedettini, la comunità assicurò il reddito di lire cinquanta annue ai Gesuiti, per le quali promise di dar loro tanto terreno che equivalesse a tale reddito, con chè i Gesuiti rinunciassero, come rinunciarono al curato la ragione di decimare l’uno per trenta sui beni situati al disopra della roggia dei molini 1. Che fossero poi vertite delle quistioni tra il curato, i Gesuiti, e gli abitanti di Arona, è facile a conoscersi dal tenore del seguente decreto di visita fatta da monsignor Tarugi visitatore delegato da san Carlo nel mese di luglio 1579: «Perchè nella presente visita si è inteso, che li uomini di questa cura hanno poca considerazione della salute loro, defraudano le decime al curato, e con varii pretesti le vanno subterfuggendo con grave pericolo delle anime, e pregiudizio della chiesa, però si ordina, ognuno che posseda beni sotto la cura di Santa Maria, che deve intieramente pagare la decima conforme al debito, e consueto loro, cioè nella campagna a computo di uno ogni quindici, e nelli ronchi a computo di uno ogni trenta; però nessuno per l’avvenire sia escusato da questo pagamento se non ne mostra ragione fondata, nè s’intenda fare pregiudizio alcuno qualsivoglia accordo in ciò fatto col curato passato, o col presente, perchè il fatto loro non deve nè può portar danno alla chiesa, nè alli successori. » Da questo decreto si travede inoltre,

  1. Istromento 11 novembre rogato pure Gerolamo Soardi.