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acque di detta roggia nelle loro case, giardini e fondi rustici: ad alcuni levarono questo beneficio, ad altri lo concessero precariamente, e si mantennero costantemente nel primitivo possesso di questa roggia. Alla comunità per atto 19 marzo 1749 ricevuto Greppi il padre rettore Stanislao Piceni accordò l’uso che precedentemente aveva di derivare l’acqua di detta roggia per adacquare e pulire le contrade del paese. Al monastero della Visitazione per altro atto de’ 14 novembre 1683 rogato Litta si fece facoltà di derivare di dett’acqua per introdurla nel monastero, concessioni ed usanze che tuttora sussistono; e per altro atto 17 aprile 1665 a rogiti Visconte si diede licenza di costrurre un ponte in pietra attraversante lo stesso canale in vicinanza dell’antico convento dei Cappuccini, ora detto il monastero, e tal ponte tuttora sussiste.

Sì è nel precedente libro veduto come su gli ultimi periodi dell’abbazia de’ monaci Benedettini siasi quasi introdotto un diritto di decima sui frutti del territorio; possiamo ora a questo luogo accertare del modo con cui tale diritto siasi poi confermato, ed abbia fatto passaggio dai Gesuiti ai parrochi di Arona nell’anno 1593. I padri Emanuele Orco e Francesco Mellino, rettore e procuratore della Casa Gesuitica in Arona hanno venduto al curato Del Majno, successore del Colonna la ragione di esigere una brenta di vino in ogni anno dagli eredi di Gerolamo Sardo, sopra di una pezza di terra vitata, e prato alla Ferrera e ciò per decima da essi Gesuiti convenzionata, ivi in causam decimæ convenzionatæ 1 nel medesimo anno è seguita transazione tra la comunità ed il suddetto curato

  1. Istromento 17 giugno, ricevuto Gerolamo Soardi.