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102 | memorie storiche di arona |
difendendola Anchise Visconti con mille duecento soldati, ed avendola battuta l’Orsino trenta giorni continui, e colpeggiata con seimila tiri di palle di ferro (che trovate furono contate) rovinato un gran pezzo di muraglia, e levate ai presidiarii molte difese, di qui si tolse.» Non lasciarono però i francesi lungo tempo intentato questo forte, mentre nel successivo mese di aprile lo riacquistarono, ed indi a pochi giorni lo hanno di nuovo abbandonato per ricuperarlo poi nel 1526 ritenendolo sino al maggio 1527, in cui Antonio de Lejva, generale dell’imperatore Carlo V, lo riprese, come ce lo attesta lo stesso Bugatti nel libro sesto.
I continui movimenti d’armi e di armati che in questi tempi avvenivano, oltre gli inseparabili mali della guerra, apportarono il più funesto disastro, cioè la peste che nella state del 1524 tolse alla Lombardia cento quaranta mila e più abitanti. La causa di questo contagio divenne dall’essere il duca Francesco Sforza andato colle sue truppe milanesi a cacciare i francesi da Abbiategrasso, comandati dal Napolitano Caraccioli, i quali in quella terra per gli stenti, per la miseria e per la sudicerìa, vi avevano generato quel contagio1. Arona per conseguenza delle continue scorrerìe di truppe straniere non ha potuto preservarsi da un tale flagello, il quale attaccò primieramente la guarnigione spagnuola, e quindi si diffuse nel paese facendovi una strage considerevole. La lontananza però
di quell’età non ci ha potuto conservare che una sola memoria scritta di tale disastro, sapendosi il restante per tradizione; giacchè le annotazioni parrocchiali sono di data