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e del suo castello - libro quarto |
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delle merci, derrate, legnami, foraggi, eccedenti il peso di diecinove libbre metriche, ossia un rubbo locale, contro l’esazione di una congrua tassa, Il macello non era già un’assoluta privativa di macellare in Arona, ma bensì una ragione di esigere dai macellai e venditori di carne un diritto per ciascun capo di bestiame da macellarsi, e che si riconosceva sotto l’antica denominazione di scannatura. Cessò pure questo diritto alla comunità dopo l’introduzione del così detto dazio di consumo, e non le rimase che la facoltà della sorveglianza e limitazione del numero
de’ macelli, senza però alcuna esigenza di tassa. La macina che nei tempi anteriori al feudo si esigeva per intiero dalla comunità, e che fu poscia divisa col feudatario, era se non se l’esigenza da ciascun fabbricatore di pane di frumento di tredici soldi e quattro denari di Milano per la consumazione di ogni moggio di frumento. La banca civile e criminale era un diritto preesistente al feudo che
competeva al comune di eleggere il cancelliere della pretura di Arona con Mercurago e Dormello, mediante una annua corrispondenza che il nominato offeriva all’asta pubblica, o che conveniva in privato col municipio. Dall’esercizio dei quali diritti ricavando la comune anche prima del feudo più di annue lire duemila, oltre al reddito di altri beni allodiali, poteva a buon diritto essere
tenuta in qualche considerazione. Nè è da omettersi a questo proposito l’attestazione di Domenico Macagno nella sua corografia del lago Maggiore pubblicata l’anno 1490, in cui dice: Post quingue (cioè cinque miglia sopra Sesto Calende, che aveva prima deseritto) ad latus occidentale veluti Verbani reginam consultamus Aronam. Ed in altro luogo parlando di Arona dice: Oppidum profecto nobilius