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e del suo castello - libro quarto 97

dato adito a sprovvedere la piazza prima che quelli del paese se ne fossero provvisti. Queste circostanze di necessità sussistono tuttora, ad onta che per l’apertura di ottimi stradali i paesi superiori a questo possano volgersi ad altri luoghi per le provvigioni delle vettovaglie. E se ottimo pensiero in genere sia quello di togliere tutto ciò che si frappone alla libera contrattazione dei commestibili, non può però servire per tutte le località; e vi sono di quelle per le quali diametralmente vi si oppone. Arona cade in questa serie tanto per causa della sua topografica situazione, quanto per la facilità di collisione fra i venditori, impossibile a togliersi quando di essi è limitato il numero.

Il privilegio di questo mercato fu poscia solennemente confermato con patenti di Filippo III re di Spagna e duca di Milano delli 11 luglio 1586, che conservansi nell’archivio del municipio. Fanno altresì patente prova che Arona era ragguardevole prima di essere qualificata per borgo gli antichi diritti del terraggio, bollo dei pesi e misure, del macello, della macina, e della banca civile e criminale del luogo con Mercurago e Dormello. L’origine di questi diritti si ripete dall’anno 1396, in cui i Visconti avocarono a loro i diritti feudali sino allora esercitati dai Benedettini, e da quando il comune cominciò a nominare i suoi consoli ed amministratori, ed a reggersi da se stesso. I documenti che ora esistono nell’archivio del municipio riflettono piuttosto la conferma di detti diritti fattagli da diverse potenze alle quali fu soggetta Arona, le investiture d’affitto che ne faceva di tempo in tempo, le opposizioni fattegli dal fisco ducale di Milano, e le liti sostenute contro gli impresarii, che non il tempo preciso della loro introduzione e le basi a cui s’appoggiavano; e non crederci