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loro compilazione, cioè lì «Arigolus De Amada-Abondiollus De Lexate - Anixus, De Albrico - Zaninus, De Gozano - Cuminollus, Rambertus Magister Jacobus». Tale evidenza di fatto se non accerta l’anno preciso in cui gli statuti sono stati formati, lascia però la certezza, che non siano tanto anteriori, nè molto posteriori al 1519 trovandosi al capo 191 de’ medesimi citato il mercato di Arona, il quale esisteva sicuramente prima dell’anno suddetto; ed al capo 26 de armis vetitis sì ricordano ancora le lancie, le mazze e le saette, e non mai le armi da fuoco, la cui invenzione è posteriore al 1519. Persuade altresì la pratica di elegere tanti amministratori del comune, come si scorge nella pergamena suddetta in numero di trentatrè omnes di Arona, e come parimenti lo vediamo praticato negli statuti, alla formazione de’ quali ne concorsero trentacique. Questo codice, che si intitola statuta et ordinamenta Aronæ contiene 195 capitoli di provvidenza amministrativa, civile, e criminale, e fra le diverse memorie che lascia delle abitudini, usi e prerogative di quei tempi, rammenta al capo 136 la fiera, che si soleva fare ogni anno in Arona alle calende di giugno, per tutto il mese; privilegio, che venne poi anche confermato dal duca Ludovico-Maria Sforza con patenti delli 4 aprile 1493 permettendo, quod tempore nundinarum tollatur datium exitus et duplicetur datium introitus. Questi statuti erano in vigore nel secolo XVI, come ne fanno fede molti atti pubblici dell'archivio municipale1 e tali si trova essere stati sino al 22 febbraio

  1. Questi documenti sono per lo più atti di concessione del diritto di vicinato, come noi adesso chiameremmo di naturalizzazione. Ve ne sono del 12 gennaio, 7 luglio, 23 agosto, e 24 novembre 1538; e tutti concordemente si esprimono in questi termini: Et ita et non aliter dictus dominus.....