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D’ordine di Bonifacio VIII, doveva questo denaro esser depositato presso un Monastero o luogo sicuro per impiegarlo a vantaggio della mensa vescovile, ma non consta che quest’ordine sia stato eseguito.

Quantunque non risulti che questo M. Guascone siasene sdebitato, verso la mensa vescovile d’Albenga, non si deve però supporre che siasi usurpato una somma così cospicua, qual si era quella di undici mila lire genovesi, perchè si sa che per la sua dottrina, prudenza e probità era molto accetto a Nicolò IV, che l’elesse vescovo; si saranno smarriti i documenti che possono militare in suo favore, trattandosi di cose così da noi lontane.

Cessò di vivere questo vescovo nel 1306, e vi succedette mediatamente un altro Cevese per nome Federico.

2° Questo Federico figlio di Benedetto de’ Marchesi di Ceva, e signor di Montezemolo fu eletto vescovo d’Albenga li 4 dicembre 1330 in età di soli anni 22, ottenne dispensa per la sua età da Giovanni XXII in vista della sua singolare dottrina e dei suoi distinti meriti.

Fu un degno pastore, zelante del bene e decoro della sua chiesa e del vescovado.

Nel 7 di aprile 1334 ordinò il Sinodo diocesano che con gran plauso del suo clero pubblicò li 2 maggio stesso anno.

Le savie provvidenze contenute in questo Sinodo rivelano la rara dottrina e l’apostolico zelo di questo prelato, per queste sue preclare doti congiunte ad una rara prudenza fu molto accetto al sommo pontefice Benedetto XII, che con sua lettera d’Avignone delli 27 maggio 1336 lo incaricò di prender cognizione e di provvedere sui ricorsi a lui fatti dal marchese Del Carretto di Savona, e dagli uomini del luogo dell’Altare contro Teodesco o Teodosio vescovo di Noli.

Li 31 luglio 1337, approvò i statuti capitolari dei canonici della sua cattedrale.

Ebbe per vicario generale certo canonico Bartolomeo ministro della chiesa di S. Andrea di Ceva, il quale in detta