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Uno scrittore anonimo di quei tempi ne fece una viva descrizione dicendo: «tanta fuit acquarum eluvio, ut ob immoderatam imbrium copiam, ex alvei sui claustrum erumpens vicinus torrens (Cevetta) totam inundaverit trium horarum spatio civitatem: Deiecit magna ex parte muros, pontes, domos, templa, et de suburbiis unum, idque caeteris altius ac frequentius solo evertens, utriusque sexus, omnisque aetatis plurimos cives una cum fortunis, opibusque miserandum in modum extinxit:» vale a dire, fu tanta e sì smoderata la copia dell’acqua piovana che straripando il torrente Cevetta allagò tutta la città per lo spazio di tre ore, atterrò una parte delle mura, ponti, case, templi, ed un borgo che era il più alto e frequentato, vi perì un gran numero di cittadini d’ogni sesso e d’ogni età, in un colle loro ricchezze e sostanze, in un modo affatto miserando.

Il sobborgo di cui qui si parla è quello di S. Giovanni detto anche della Luna, perchè vi era colà un albergo sotto quell’insegna. Fra le molte case abbattute dall’impeto delle acque vi si trovò quella d’uno sposo, la quale rovinò nel mentre che vi danzavano festevolmente numerosi convitati.

Di questo miserabile avvenimento leggesi un patetico ragguaglio in un’elegia latina di Giovanni Capellano di Bossolasco.

Il Ghilini negli annali di Alessandria fa cenno della quantità di mobili esportati da Ceva in quest’innondazione, che fermaronsi tratto tratto sulle spiaggie del Tanaro, nelle vicinanze d’Asti, e particolarmente in un’isoletta, vicino al ponte d’Alessandria, il che, dice egli, fu di non poco ristoro a molti poveri i quali gli andavano pescando.

Trovasi di quest’infortunio una sincera e ben dettagliata narrazione in un manoscritto di quei tempi che per l’ingenuità con cui è scritta merita d’essere testualmente riportata:

« Alli sei giorni di luglio cominciò a piovere tra le ore...... e 15 e sino alle ore 17 mediocremente conforme al solito, e