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Son certo tuttavia che quella bell’anima sorriderà dal cielo vedendo adempiuto questo suo ultimo desiderio, come pegno dell’affetto suo lasciato alla sua cara Ceva.

Mi sia lecito di qui riprodurre alcuni cenni sul compianto Arciprete D. Giovanni Olivero, che già scrissi nel Campanile delli 2 febbraio 1858.

Nato esso ai 17 di gennaio 1796 in Mondovì, percorse con lode il tirocinio ecclesiastico, sicché da vicecurato di quella cattedrale, fu chiamato all’arcipretura e canonicato di Ceva, della quale, con plauso di tutti, prese possesso ai 22 di ottobre del 1826.

Non è a dire quanto lavorò nel suo pastorale ministero, indefesso nell’amministrazione dei Sacramenti, nell’assistenza ai malati, nel predicare la divina parola, nel consolare e consigliare chi a lui non invano ricorreva, nel sollevare insomma i bisogni di tutti.

La sua affabilità nel trattare, la sua illimitata ospitalità lo renderono amato e riverito da tutti, e la memoria delle sue esimie virtù durerà ad esempio anche della popolazione ventura. Fu presidente dell’amministrazione dell’ospedale e dell’ospizio, prefetto delle scuole e delegato della riforma degli studi.

Dopo lunga e penosa malattia da lui sostenuta con quella rassegnazione cristiana, che agli altri raccomandava, passò a prendere il premio delle sue fatiche nella vigna del Signore ai 24 dello scorso gennaio, spirando nel letto stesso ove riposò il santo pontefice Pio VII quando passò per Ceva, e lasciando immersi nel dolore i suoi parrocchiani ed i suoi nipoti ex fratre, che privi del loro padre, come tale lo riguardavano.

Siccome divoti e spontanei furono i Tridui fatti dal clero secolare e regolare coll’intervento dell’Arciconfraternita in un coi ricoverati nell’ospizio, onde implorarne la guarigione, così magnifici e sinceri furono i funerali con immenso concorso della popolazione.

Non fu sepolto nel duomo, ma nella nuova chiesa rurale di S. Bernardino eretta colla maggior parte delle sue elargizioni.

Oltre alla suddetta necrologia posta nel Campanile, e riprodotta nell’Apologista del 10 febbraio; si leggano nell'Armonia