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CAPO XIII.


La Zecca.


Come tant’altre città d’Italia ebbe anche Ceva nei bassi tempi l’importante diritto di coniar monete. Se ne valsero i suoi primi Marchesi come viene irrefragabilmente provato da autentici documenti, e da monete tuttora esistenti.

Il più importante documento che faccia prova dell’antica zecca Marchionale di Ceva, si è quello delli 21 gennaio 1387, preziosa carta che il benemerito Moriondo diede alle stampe di cui si dà il seguente sunto.

Il marchese Oddone figliuolo di quel Giorgio figlio di Nano che premorì al padre, aveva rimesso agli uomini di Castellino fodrum, debita, porchetos, spallas, gallinas, capones et annonas e questi s’erano obbligati di pagare al Marchese ed ai suoi successori in perpetuo l’annua somma di lire ottanta cinque genovesi in tanti fiorini d’oro al corso di 27 soldi e denari 10 caduno.

Morto Oddone, per la divisione susseguita fra i figliuoli superstiti, Manfredo, Aimone e Gioanni, Castellino spettò a quest’ultimo. Egli pretendeva che la somma da pagarsi dagli uomini di Castellino lo fosse in tanti fiorini veri di Fiorenza e non altri.

Imperciocché diceva Florenus dictus a Florentia, Francus a Francia; Januinus a Janua, Ducatus a duce Venetiarum. All’incontro il sindaco di Castellino rispondeva che la promessa fatta al marchese Oddone e suoi eredi non era di