Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/57


57

L’Imperatore Arrigo VII, passando per Asti non avendo potuto conciliare gl’interessi delle varie fazioni diede quella Città col contado ad Amedeo V, conte di Savoia e diedegli pure il marchesato di Ceva nel dì 22 febbraio 1313. L’astese partito Guelfo sotto la condotta dei Solari acremente vi si oppose tenendo corrispondenza col Guelfo re Provenzale.

L’Imperatore con altro decreto del 17 giugno minacciava di sua indignazione il vescovo Guidone di Valperga se non avesse interposto la sua piena autorità, perchè gli ordini imperiali fossero eseguiti.

Riuscì ai Solari di far suddita al re di Provenza la repubblica d’Asti.

I marchesi di Ceva ubbidirono al Sabaudo Conte.

Dopo molte vicende il marchesato di Ceva giurò fedeltà al marchese Giovanni di Monferrato la di cui potenza si estendeva ogni giorno più nel Piemonte in prova del che, i marchesi di Saluzzo e del Carretto prestato già gli avevano il loro omaggio.

Questa lega dei marchesi di Ceva col marchese di Monferrato fu presa a male, e riguardata come fellonia dal comune d’Asti, dal duca Amedeo di Savoia, e specialmente dai Visconti di Milano che viddero violato il loro patto conchiuso colla repubblica d’Asti a cui aderirono i marchesi di Ceva, con atto delli 10 agosto 1342, rogato Gambarello.

Prepararono i Milanesi un corpo d’armata ben agguerrita e la spedirono contro Ceva nel 1352. Nel mese di giugno di quest’anno giunsero le schiere Lombarde alle porte di Ceva.

Ceva in allora non aveva per sua difesa che le mura di cinta, ed il Castello ora posseduto da casa Pallavicini nobile ed antichissima famiglia.

Questo Castello, che sorge su d’una prominenza a ponente della città era cinto da forti bastioni tutto l’intorno, ad eccezione della parte di mezzodì dove trovasi un taglio di tufo a picco al cui piede scorre il fiume Tanaro.

Racchiudeva questo castello nel suo recinto la Chiesa