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di certo Febo figlio di Giovanni, uomo di pessima natura vuoto d’ogni sentimento di giustizia, pieno d’orgoglio, ed avidissimo del bene altrui.

Per accrescere il suo stato mandò i suoi scherani, ad assalire il giovane Gio. Vincenzo figlio d’Agamennone per farne fine e mettersi al possesso de’ suoi beni.

Fallì ne’ suoi barbari disegni, ma gli riuscì di far uccidere Gio. Andrea figlio di Aleramo.

Consumato il fratricidio, Febo mosse ad invadere i beni dell’estinto, e fece mostra della più brutale inumanità, cacciando dalla casa del defunto le infelici sue sorelle, le quali andarono per lungo tempo raminghe, finché le obbligò a sposare i suoi due nipoti figli di Lazarino.

Gilardino fratello di Febo diede di sé buona speranza ne’ primi anni, ma mentì poco dopo a se stesso, s’unì al scellerato fratello nei suoi disegni di usurpazione e di assassinamento, e tentò di togliere dal mondo Giovanni Vincenzo.

Queste scelleraggini essendosi scoperte furono ambedue perseguitati dalla giustizia, e vennero ridotti in durissime angustie; per togliersi alla pena meritata, Gilardino si percosse nel petto col pugnale. Febo fece anch’esso una morte da disperato.

Non è a stupire che in quel suolo s’incontrino non pochi di questi caratteri, e che nella nobilissima famiglia Ceva siansi trovati uomini scellerati, come spesso accade nelle famiglie anche le più illustri; nelle quali sorgono di tanto in tanto certi soggetti che disonorando se stessi, formano come il fondo oscuro del quadro per far vie maggiormente spiccare la virtù dei loro avi.