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Nei tempi di mezzo vi era molto commercio col mare per la via che da qui metteva al mare.

Bagnasco si trova compreso nel diploma d’Ottone I del 967, fra i dominii confermati ad Aleramo, terrore in quei tempi dei Saraceni, e nella divisione dei sette marchesi figli di Bonifacio fu assegnato al marchese di Ceva.

Nella regione di Candia, in cui si pretende che vi fosse una strada romana, si scoperse nel passato secolo un’antica lapide, su cui sta scritto Hic jacet Valerius. Da ciò si pretese che fosse stato sepolto colà Valerio Massimo. Però senza il sussidio di più valide prove, e di più precise indicazioni, che mancano, il fatto solo della lapide è insufficiente argomento per sostener tanto ardita asserzione. Questa lapide trovasi attualmente all’Università di Torino.

Diede Bagnasco alla chiesa due illustri prelati di cui è pregio dell’opera far qui onorata menzione.

Il primo si fu Giovanni Battista Canaveri nato a Borgomaro presso di Oneglia mentre il di lui genitore esercitava colà l’arte della medicina. Entrò da giovane nella congregazione di S. Filippo dove non tardò a distinguersi pei suoi talenti e pei profondi suoi studi mercè dei quali salì in credito di ottimo critico e diede alle stampe opere di sacra e profana erudizione che gli fecero molto onore, e la fama dei suoi meriti e specialmente della sua eloquenza non tardò molto a spargersi ovunque e penetrò nella Reggia di casa Savoia. Difatti Maria Felicita, Zia di Carlo Emanuele IV, lo nominò direttore spirituale del regio stabilimento delle vedove nobili di cui essa era singolare protettrice. Resse per più anni questa carica con tanta prudenza e con tanta soddisfazione del re che lo nominò vescovo di Biella.

Passato il Piemonte sotto l’impero di Napoleone Bonaparte nella nuova circoscrizione delle diocesi, fa da questi nominato Arcivescovo di Vercelli ed incontrò talmente il gradimento di quell’imperatore che lo nominò suo consigliere e limosiniere di sua madre Madama Letizia. Nato monsignor