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dei riti in data 10 dicembre 1652, dichiarò soppressi nella diocesi d’Alba, il convento dei Francescani e degli Agostiniani di Ceva, degli Agostiniani di Genova, di Millesimo, d’Alba, dei Serviti della Morra, e quello dei Domenicani di Calizzano e di Bagnasco.
Il capitolo d’Alba, venne delegato dalla S. Sede ad applicare alle parrocchie, o ad altre opere ecclesiastiche i redditi di questi conventi. Nella capitolare adunanza delli 24 gennaio 1653, così si parlò dei conventuali di Ceva:
«Amplum et magnificum Minorum conventualium monasterium Cevae erectum, et a Liguribus propter patrum ibi degentium probitatem, maxime in honore habitum, si supprimi, aut extingui contigeret, in seminarium clericorum haud incongrue transire posset, cuius redditus partim alendis clericis, ab Episcopo eligendis, partim rectoribus, et sacerdotibus missarum celebrationi, doctrincæ christianæ, horarumque canonicarum festis diebus recitationi, obnoxiis, et astrictis impenderentur.»
Vale a dire: se venisse il caso in cui dovesse sopprimersi, od estinguersi l’ampio e magnifico monastero dei Minori conventuali eretto in Ceva, e tenuto in grande onore presso i popoli della Liguria, per la probità dei Padri che vi abitano, potrebbe con tutta convenienza convertirsi in un seminario pei chierici, destinandosi i redditi del medesimo, parte nel sostentamento dei chierici eletti dal Vescovo, e parte per l’onorario dei rettori e dei sacerdoti che vi celebrano le messe e v’insegnano la dottrina Cristiana e recitano le ore canoniche nei giorni festivi.
È assai curioso quanto si legge espresso in questa capitolare adunanza riguardo alla Certosa di Casoto, eccone la traduzione:
«Sugli altissimi monti di Garessio è situato il convento dei Certosini, abitato da alcuni divotissimi sacerdoti, e da due laici. I di cui redditi capaci di sostentare un molto maggior numero di padri, sono o per amore o per forza