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Furono poco rispettati questi capitoli essendosi non pochi soldati francesi introdotti in citta, guidati da Giacobini, e saccheggiarono diverse case, e trafugarono non poco bestiame.

La notte però dal primo alli 2 ottobre si avviarono i francesi alla volta di Mondovì, e lasciarono libera la città.

In questo mentre si sparse la nuova della tragica fine del sacerdote Balbis di Garessio.

Avendo questi abbracciato con ardore il partito repubblicano fu preso di mira dal partito contrario ed ebbe a soffrire molte persecuzioni. Di lui si parlò nella capitolazione stipulata dal comandante Maris nel forte di Ceva.

Quello che mise il colmo allo sdegno dei realisti e delle persone oneste si fu la sacrilega rivelazione che fece alla soldatesca repubblicana in Garessio li 9 settembre del corrente anno 1799.

I padri Domenicani ed i cappuccini di quel paese avevano d’accordo nascosto in luogo secreto le loro argenterie e vasi sacri.

D. Balbis non ebbe ribrezzo di indicare questo nascondiglio ai rapaci repubblicani, che si divisero con empia profanazione il sacro bottino.

Alcuni contadini sdegnati per un sì enorme misfatto trucidarono il D. Balbis, spiccarono la testa dal busto, quella fu portata in trionfo a Mondovì da certo Medano che l’infilzò su d’un alto palo, e questo gettato nel Tanaro, e quindi sepolto nell’aperta campagna.

II teschio grondante sangue giunse sulla piazza di Mondovì piena zeppa di contadini armati che tumultuavano contro i francesi. Questo ferale spettacolo destò un tal rumore che il comandante della città fece intimare al Medano che nascondesse quel teschio, e sotto pena d’arresto. Ubbidì il Medano, nascose in un sacco l’insanguinata testa, e mediante una moneta da due soldi e mezzo, la faceva vedere a chiunque il richiedesse, e con questo inumano mercimonio si buscò