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e valorose popolazioni mi sono prefisso e mi prefiggerò mai sempre di spargere per la causa comune tutto il mio sangue.

Uguali sentimenti desidero dalla città e terre del circondario, a cui mi faccio animo di dirigere questa mia determinazione, persuasissimo che si faranno anch’esse tutta la premura di concorrere dal canto loro a continuarci quei soccorsi e somministranze necessarie per sostenere l’impegno cui si è costantemente intrapresa, e già mi trovo in situazione di annunciare essere oramai vicini a conseguire quella gloria che resterà in noi e nei nostri posteri eternata.

Volete prova della bravura de’ miei fratelli d’armi?

Questa notte circa le ore quattro, otto della mia compagnia di Castellino penetrati nella barriera Porta Tanaglia la ruppero trasportandone i ferrogli, e quel che è più, portarono in questo campo la garrita e data la scalata per impadronirsi dei più importanti bastioni, loro riuscì di salire sul primo, e di inalberarvi lo stendardo dell’ottimo nostro Monarca.

Dall’accampamento li 10 maggio 1799.

Il comandante FRANCOLINO.


La mattina del 12 sorpreso il comandante del forte da stupore nel veder aperta la barriera, fatta a pezzi la porta, ed esportata la garrita spedì un tamburro al comandante Francolino per trattar di capitolare. Il Francolino rispose che vi avrebbe aderito purchè fosse senza ritardo.

Si continuò per quel giorno e per l’indomani lo scambio dei parlamentari. Il comandante Maris sperava sempre nell’aiuto delle truppe repubblicane che si dicevano dai Giacobini in marcia alla volta di Ceva. Il capitano Francolino raddoppiava le sue minaccie, e per maggiormente intimorirlo fece raccogliere contadini armati di scuri, di zappe, ed anche di fucili, e di grande quantità di scale, in varii siti, più esposti alla vista del forte.

Temendo il comandante Maris una sorpresa acconsentì a