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Eppure si vide quest’ardimentoso attentato coronato di felice successo.

Il capitano Francolino occupò i campi trincierati di Faia e Baglione, ed il chirurgo Cerrina prese il comando della città. S’organizzò un consiglio militare, s’intavolarono corrispondenze con Mondovì in rivolta anch’essa alla guarnigione repubblicana, e si effettuò con tutta precisione ed intelligenza il blocco del forte.

Li otto maggio cominciò dalla fortezza un gran fuoco d’artiglieria e di spingarde per atterrire la forza armata.

Si ripigliò il cannoneggiamento il giorno nove, in cui di concerto colla città fu spedito al comandante del forte Maris dai capitani Francolino e Cerrina un parlamentario per la resa, ma fu questi rimandato con alterigia e con disprezzo al campo.

Il giorno dieci sparsasi dai Giacobini la falsa notizia che una forte armata francese s’avanzava a gran passi su Ceva, il comandante Maris fece una sortita per abbattere il baraccone costruttosi fra le due barricate che chiudevano la via pubblica.

Accortosene il capitano Galliano, per mezzo di alcune imboscate, si portò alla testa di alcuni bravi a far fronte al nemico, s’impegnò un combattimento di più ore, e furono i francesi costretti a ritirarsi.

Addi undici maggio il comandante Francolino diede fuori il seguente proclama.

Il Comandante Francolino.

L’amore della patria, l’attaccamento alla religione, ed all’adorabile Monarca, mi hanno posto nella gloriosa carriera di prendere il comando di tutti questi valorosi e fedeli sudditi, quali già diedero prove non equivoche della loro bravura, pronti a sacrificare la propria vita per procurarsi la resa del forte in nome dell’ottimo loro Monarca.

Glorioso pertanto di combattere a fianco di queste buone