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dama a danzare, e conveniva cedere. Si ricordano ancora non pochi cittadini di Ceva che un brentatore per nome Brunetto si portò vicino alla signora marchesa Pallavicini e la prese per mano dicendole: cittadina Gabriella, volete fare una danza con me? E fu prudenza accettare l’invito.

Il generale Miollis ad un certo punto invitò i circostanti a trarsi di scarsella il fazzoletto, e prendendolo dall’un capo all’altro dai due vicini formandosi come una lunga catena a simbolo di fratellanza. Si percorsero tutte le vie della città intuonando canti patriotici, e gridando, viva la repubblica! viva la liberta!

Per ordine di Bonaparte si piantò pur anche nella fortezza un albero di libertà, colla bandiera tricolore il che fu eseguito nel bastione reale a vista della città.


CAPO LVII.


Simulacro di M. V. Addolorata

trasportato dal forte alla Collegiata.


In questi giorni il conte di S. Giorgio aiutante di campo del governatore suo padre, diede una prova non dubbia della sua tenera divozione verso M. V. Addolorata, e la premura che si diede il giovane militare di provvedere al decoro dell’antico simulacro della Vergine dei dolori che si venerava nella chiesa del forte altamente onora la sua religione.

Prevedendo egli che questa statua sarebbe all’occupazione dei francesi stata esposta alla profanazione ed agl’insulti della sfrenata ed incredula soldatesca repubblicana, ottenne