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sguardi sopra quelle eccelse montagne, Annibale sforzò le Alpi, e noi le avremo valicate del pari prendendole a rovescio.
Li 20 aprile prima di mezzogiorno giunse in Ceva Napoleone Bonaparte col generale Berthier, ed il commissario ordinatore Salicetti, percorse a cavallo la contrada maestra seguito dal suo stato maggiore; col suo sèguito e maggiorità si portò a pranzo nell’albergo di Domenico Francolino detto spagnuolo perchè dimorò sedici anni in Ispagna.
Volle Bonaparte che il Francolino assistesse al pranzo ed assaggiasse pel primo tutte le vivande che si portavano in tavola, precauzione necessaria nelle critiche circostanze di quei tempi; quindi prese stanza nel palazzo del signor avvocato Antonino Morretti, uno dei più cospicui cittadini di questa città, che fu poi membro del corpo legislativo, e presidente del tribunale di prima istanza. Lascieremo parlare il signor Attuaro Sito di quanto ivi successe.
«Bonaparte mandò a chiamare l’amministrazione civica. L’attuaro Sito ed il notaio Gio. Batt. Ferreri consiglieri, furono deputati a rappresentarla. Bonaparte rivolto ad uno dissegli: questo vostro paese è fertile? Il consigliere rispose: generale cittadino, questo territorio lo avete già percorso in parte, avete vedute le piante recise e le viti senza pali; il Re di Sardegna aveva quivi un’armata propria ed un’armata ausiliaria, voi siete generale e potete capirne le conseguenze. Si sono fatte grandiose somministranze alla vostra armata che già fu di passaggio, ed alle truppe stanzionate in città e negli accampamenti.
Salicetti coricato e disteso su d’un sofà prese lui la parola, e rivolto ai due consiglieri disse loro: perchè non impugnate le armi contro il vostro Re tiranno? gli fu risposto: come volete mai o cittadino commissario che fossimo in grado di impugnare le armi contro il Re che ci dite tiranno, il quale aveva, come avete udito, un’armata propria ed un’armata ausiliaria?