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contro i Saraceni, ai tempi del Pontefice Gregorio IV. Di questo Guidone fa menzione il Muratori nei suoi annali d’Italia all’anno 843, e lo fa marchese di Spoleto, a differenza del Brizio, che lo fa marchese d’Ivrea, dicendo:

«Italiae a Saracenorum colluvie vindicatae fama conspicuus, avitis ditionibus quas amplissimas in Insubria, et in Subalpinis possidebat, omnium primus Eporediae marchionatus adiecit insignia.»

Da questo Guidone che diremo primo, vennero Anscario e Guidone II. Nella convenzione stipulata da questo Guidone e Berengario, toccò a quest’ultimo Verona, a Guidone Pavia, e ad Anscario Ivrea.

Da Anscario nacque Guidone III, da questo Guglielmo I, che fu il genitore di Aleramo.

Qui è dove incominciano le leggende, le novelle, e le favole sulle strepitose vicende di questo gran personaggio. I suoi amori con Adelasia figliuola dell’imperatore Ottone, la loro fuga dalla corte imperiale, la loro vita nascosta e stentata, la loro scoperta e riconciliazione coll’Imperatore, formarono per molto tempo la delizia dei novellieri, dei trovatori, e delle popolari leggende di quei tempi.

Vi fu pur anche chi raccontò in modo prodigioso la nascita dello stesso Aleramo, dicendo che sua madre a cui si dà da alcuni Ildebrando principe tedesco per marito, e da altri Vitichindo re di Sassonia, essendo sterile fece voto di far il pellegrinaggio di S. Giacomo di Galizia, ed ottenne la grazia d’aver un figlio, ed adempì al fatto voto.

«Saxoniae dux cum prole careret una cum uxore sua divum Jacobum Apostolum sibi in praecipuum advocatum elegerunt, voveruntque eidem si filium aut filiam impetrare dignaretur, quod sanctas ipsius reliquias in Hispania visitarent» Jacop Philip. Bergom. 1.

  1. Autori citati da Benvenuto S. Giorgio che scrissero le vicende di Aleramo ed Adelasia: Frate Giacomo d’Acqui ― Frate Giacomo Filippo