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Nel 1723, con testamento 13 agosto, rogato Cora, il signor D. Scipione Barberis, di famiglia assai facoltosa ed antica, morto canonico di questa Collegiata li 18 maggio 1724, fondò due doti di lire 300 caduna da assegnarsi ogni anno dal Sindaco di Città, e priore di S. Maria a due figlie veramente povere e nate nel recinto di questa città, in occasione di loro matrimonio.

Aggiungeremo a queste opere così meritorie quella dell’intendente Dalmazzone per una sacra missione ogni quinquennio e quella del signor Canonico Alessandro Maria Gandolfi per posti gratuiti a favore dei Sacerdoti di Ceva negli esercizi che in ogni anno si dettano agli ecclesiastici nel seminario Vescovile della diocesi.

Dal sin qui detto è forza conchiudere essere ammirabile lo spirito di beneficenza onde furono in ogni tempo animati i cittadini di Ceva. Una città che comprese le campagne non può contar di più di cinquemila abitanti con un territorio assai ristretto, avere nel suo seno una collegiata di dodici canonici, oltre quattro cappellani corali, un ospedale di 14 mila franchi di rendita, un ospizio di circa 10 mila, un istituto per le scuole di ottomila circa, oltre le succitate doti, senza parlare di due conventi di religiosi possidenti dei tempi andati, può vantarsi sicuramente di contarne ben poche sue pari in beneficenze nel nostro Piemonte non che nella restante Italia.