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Dopo la soppressione dei corpi regolari per parte del governo francese nel 1802, fu convertito questo convento in orfanotrofio per le figlie, che vi abitarono sino nel 1816, epoca in cui la religione dei cittadini Cevesi cercò di riaprire questo sacro asilo ai figli di S. Francesco il Serafico, ed a bene spirituale di Ceva e dei circostanti paesi.

La civica amministrazione presieduta dal sindaco signor Giacomo Sito, prese i necessarii concerti coll’autorità civile ed ecclesiastica, e si fissò il dì 18 agosto 1816 per la solenne riapertura di questo convento.

L’intiero Capitolo della Collegiata, il signor comandante di piazza cav. Ceva di S. Michele, il signor giudice Bertolini, e i principali cittadini di Ceva assistettero alla nuova vestizione che si fece con gran solennità e gran concorso di popolo in questa chiesa di diversi antichi sacerdoti e laici cappuccini, alla testa dei quali figuravano i padri Carazzi e Demichelis Monregalesi. Tutte le succitate autorità, sì ecclesiastiche, che civili e militari, coi più illustri cittadini, s’assisero alla mensa dei nuovi cappuccini convenientemente imbandita, e tutti i commensali lasciarono sulla tavola la salvietta e la posata che erasi ciascheduno portata per far dono al convento.

Questa religiosa famiglia fece sempre del gran bene, e tenne mai sempre una condotta edificante ed esemplare, è d’un gran sollievo ai parroci circonvicini, di cui questi frati fanno soventi le veci; la loro chiesa è molto frequentata massime per le confessioni. Nelle due invasioni del colera-morbus del 1835 e del 1855 si assunsero la direzione del lazzaretto e gareggiarono di zelo e di coraggio nell’assistere i poveri colerosi.

Ad onta di tanto bene dovrà cessare per Ceva questa benemerita corporazione, e come si mostrano i resti d’altre case religiose, s’indicheranno fra non molto quei di questo convento, dicendo, qui una volta fioriva una sacra serafica famiglia, ed or più non è. E Dio voglia che fra questo