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a cui s’occuparono indefessamente i laici del convento non meno che gli stessi Padri.

Il popolo di Mombarcaro provvedette tutti i legnami necessari all’uopo trasportandoli sino alla Pedagera. Nel 1712 si portò la chiesa a coperto, e si dipinse la facciata.

Nello stesso anno il signor conte Cotta di Lucerame regalò a questa chiesa dieci grandi quadri, otto dei quali rappresentano la passione di G. C., e due servono d’ancona alle due cappelle laterali, rappresentanti l’uno la Concezione di Maria Vergine con S. Giuseppe e S. Antonio di Padova, l’altro S. Felice cappuccino. I medaglioni in noce che accompagnano queste ancone, furono fatti lavorare nel 1724 dal guardiano padre Giuseppe da Marsaglia.

Non avea questo convento alcun mezzo per irrigar i suoi giardini ed il prato che trovasi nella clausura. S’accinsero i Padri all’ardua impresa d’innalzar un acquedotto che dalla ripa detta dell’Ostero alla sinistra di Cevetta, venisse a portar l’acqua nel convento pel tratto di venti e più trabucchi. Vi si diede principio li 22 luglio, e si terminò li 30 successivo agosto 1724.

I cittadini Cevesi, Bombelli, Roggero e Bellone, cedettero gratis il passaggio e la proprietà della quantità d’acqua necessaria per quest’irrigazione proveniente dal torrente Recurezzo.

Nel 1744, per una forte escrescenza di Cevetta rovinò un pilastro di quest’acquedotto con due arcate del medesimo. Quest’innondazione strascinò seco il ponte di S. Giovanni, alcune case del borgo della Luna, non poco bestiame, e dodici persone.

Nel 1746, si riedificò il pilastro rovinato, ma assai più massiccio del primo, e l’arco che sovrasta a Cevetta fu allargato in modo d’aver sei trabucchi ed un piede di luce.

Queste spese troppo gravi per una casa di religiosi mendicanti, si fece mercè grandi economie per parte dei frati, e limosine di persone pie.